Nel Settecento le fornaci ceramiche non producevano solo vasi per la cucina o per la dispensa, ma anche suppellettili per l’igiene personale e per altre necessità quotidiane.
Nelle vetrine del museo si notano dei particolari recipienti panciuti che saltano all’occhio per l’insolita presenza di numerose anse.
Realizzati in ceramica invetriata, ovvero in terracotta rivestita da una vernice impermeabilizzante, mostrano a volte una decorazione a onde in colore giallo ottenuto dall’ossido di antimonio.
La forma di questi manufatti è praticamente identica a quella delle olle, usate per conservare o cucinare le vivande, ma in realtà il loro uso era ben diverso: tra il Seicento e il Settecento erano comunemente impiegati come scaldini. Erano, cioè, dei vasi portatili destinati a contenere le braci, i cui manici laterali ne favorivano lo spostamento. Messi sotto le vesti, potevano fungere da piccole “stufe” durante le attività domestiche sedentarie e aiutare ad affrontare le rigide temperature invernali.
Altre volte tali oggetti avevano una forma simile a un secchiello ed erano quindi dotati di solo manico liscio o ritorto a spirale (“a tortiglione”), spesso con rosette applicate nel punto di attacco al vaso.